Rifugio alto di taeggio
Tipologia: Rifugio ad alta quota
Anno: 2014-in corso
Progettista: Matteo Cappelletti
Studenti LAT: Lucrezia Collavizza, Lorenzo Guida
Progetto premiato al Cetri Educational Awards 2016 nella sala Koch di Palazzo Madama dal Presidente del Senato Pietro Grasso e arrivato nei primi 100 progetti ai Lafarge Holcim Awards 2017.
Descrizione
L’Alpeggio alto di Taeggio domina la Valle Marmino in una posizione fortemente panoramica e in un contesto di pregio naturalistico; cinto dalle cime della Dorsale Orobica Lecchese e solcato da due sorgive, gode di un’ottima esposizione solare grazie all’elevata altitudine e all’orientamento a meridione.
Grazie a queste caratteristiche questo luogo è stato a lungo utilizzato come pascolo stagionale e in tempi remoti vi è stato edificato il baitello, trasformato da riparo per pastori a bivacco per escursionisti grazie alla sua posizione baricentrica lungo l’Alta Via della Valsassina. Queste caratteristiche sono all’origine delle scelte che hanno determinato la soluzione progettuale redatta per la realizzazione e approntata in una commistione tra realtà professionale e didattica.
Interpretando i canoni europei per le strutture incustodite in alta quota si sono previste dotazioni tecnologiche e soluzioni abitative adeguate alle esigenze contemporanee. La struttura è infatti fornita di otto posti letto richiesti dalla normativa di riferimento, ma anche di un piccolo bagno completo di servizi, doccia, lavabo, di una minima cucina con lavello e piano cottura a induzione e di una zona giorno utilizzabile anche per accogliere ulteriori ospiti in caso di necessità.
A completare il programma funzionale è stato previsto un locale tecnico ove posizionare la dotazione impiantistica necessaria all’utilizzo della struttura ad ogni orario e in ogni stagione dell’anno garantendo una totale autosufficienza idrica ed energetica con un impianto fotovoltaico e un sistema di gronde per la raccolta delle acque piovane e un impianto di fitodepurazione per garantire lo smaltimento delle acque nere e reflue.
L’edificio, il cui strato esterno è realizzato riutilizzando il pietrame presente in loco, è reso riconoscibile da una pigmentazione rossa presente all’interno del portico di ingresso che permette la visibilità del manufatto da lunghe distanze in caso di cattivo tempo.
La composizione architettonica è iniziata disegnando un parallelepipedo proporzionale al volume necessario ad accogliere gli spazi richiesti per il nuovo manufatto. Questo è stato poi suddiviso in cinque moduli profondi 6 m, larghi 3.6 m, alti 7.5 m, utilizzati come riferimenti per la distribuzione dell’edificio e per la sua modellazione.
Con un processo di sottrazione si sono quindi scavate le forme facendo corrispondere ogni azione ad una necessità, sia essa funzionale o tecnologica o contestuale, dalla raccolta delle acque, allo sfruttamento degli orientamenti per l’energia solare fino al raggiungimento della dinamicità necessaria per limitare l’impatto delle slavine sull’edificio durante l’inverno.