Casera di rossaccio
Luogo: Villa di Chiavenna
Tipologia: Rifugio ad alta quota
Anno: 2017- in corso
Tipologia: Rifugio ad alta quota
Anno: 2017- in corso
Progettista: Matteo Cappelletti
Tirocinanti: Lucrezia Collavizza, Atiyeh Sadeghi
Descrizione
Situata nel territorio comunale di Villa di Chiavenna, alla sinistra orografica del fiume Mera, l’Alpe Rossaccio è una terrazza panoramica rivolta a nord, affacciata sulla Val Bregaglia e le Alpi del Platta.
Costituita da un ampio pascolo protetto da una cresta che discende dalla cima del Monte Conco, questo luogo è stato a lungo utilizzato in modo stagionale come malga grazie all’edificazione di una baita, una stalla, tre cašpai (caselli del latte).
Caduti in disuso e parzialmente crollati, il progetto è partito dalla scelta di recuperare questi edifici valorizzandone la testimonianza storica e procedendo quindi al riutilizzo degli involucri murari in pietra.
Le nuove funzioni sono state poi inserite in base alle caratteristiche dei fabbricati originari: nella baita è stato inserito il rifugio aperto per gli escursionisti e gli scalatori, nella stalla uno spazio conviviale ad uso dei consorziati, nei cašpai l’impiantistica necessaria ad assicurare, in completa autonomia e in ogni stagione, acqua corrente, elettricità, riscaldamento.
Data l’assenza di sole per buona parte dell’anno, la tecnologia studiata per l’approvvigionamento energetico è stata quella del mini-idroelettrico, utilizzando un ruscello a portata costante posto nelle vicinanze. Gli spazi tecnici necessari sono stati ricavati ricostruendo i volumi dei cašpai, ormai totalmente crollati, mantenendo l’involucro murario in pietra e implementandolo con setti, travi, solai di copertura in calcestruzzo armato e isolandolo opportunamente all’interno.
Le falde della copertura degli edifici sono pensate per immagazzinare l’acqua piovana e da disgelo, in più il tetto verde garantisce un volano termico sia in estate che in inverno. La continuità con il declivio della montagna delle coperture favorisce lo scorrimento in copertura di eventuali valanghe limitando quelli che potrebbero essere i danni da urto provocati dalle slavine e preservando quindi le strutture.L’autosufficienza è garantita anche per quanto riguarda acque nere e reflue attraverso l’inserimento di un impianto di fitodepurazione comune a tutti gli edifici e in grado di smaltire sia i liquami che i fanghi in piena armonia con l’ecosistema.
Costituita da un ampio pascolo protetto da una cresta che discende dalla cima del Monte Conco, questo luogo è stato a lungo utilizzato in modo stagionale come malga grazie all’edificazione di una baita, una stalla, tre cašpai (caselli del latte).
Caduti in disuso e parzialmente crollati, il progetto è partito dalla scelta di recuperare questi edifici valorizzandone la testimonianza storica e procedendo quindi al riutilizzo degli involucri murari in pietra.
Le nuove funzioni sono state poi inserite in base alle caratteristiche dei fabbricati originari: nella baita è stato inserito il rifugio aperto per gli escursionisti e gli scalatori, nella stalla uno spazio conviviale ad uso dei consorziati, nei cašpai l’impiantistica necessaria ad assicurare, in completa autonomia e in ogni stagione, acqua corrente, elettricità, riscaldamento.
Data l’assenza di sole per buona parte dell’anno, la tecnologia studiata per l’approvvigionamento energetico è stata quella del mini-idroelettrico, utilizzando un ruscello a portata costante posto nelle vicinanze. Gli spazi tecnici necessari sono stati ricavati ricostruendo i volumi dei cašpai, ormai totalmente crollati, mantenendo l’involucro murario in pietra e implementandolo con setti, travi, solai di copertura in calcestruzzo armato e isolandolo opportunamente all’interno.
Le falde della copertura degli edifici sono pensate per immagazzinare l’acqua piovana e da disgelo, in più il tetto verde garantisce un volano termico sia in estate che in inverno. La continuità con il declivio della montagna delle coperture favorisce lo scorrimento in copertura di eventuali valanghe limitando quelli che potrebbero essere i danni da urto provocati dalle slavine e preservando quindi le strutture.L’autosufficienza è garantita anche per quanto riguarda acque nere e reflue attraverso l’inserimento di un impianto di fitodepurazione comune a tutti gli edifici e in grado di smaltire sia i liquami che i fanghi in piena armonia con l’ecosistema.
La baita, articolata su due livelli come in passato, è stata ampliata svuotando il terrapieno aggiunto all’edificio verso la metà del secolo scorso. A costituire un sistema a doppia pelle con intercapedine areata, all’interno della scatola muraria, opportunamente consolidata e rammendata, è stato inserito un volume in legno, completamente autoportante e termicamente isolato.
Al suo interno si trovano al piano terra la zona giorno con bagno, spazio cottura, zona giorno dotta di camino e utilizzabile anche per accogliere ulteriori ospiti in caso di necessità. Al piano primo si trova la zona notte con 16 posti letto, armadi, scaffali. All’ingresso, in una sorta di grande intercapedine ricavata tra l’involucro esterno in pietra e quello interno in legno, si trova un ambiente a tutt’altezza dove lasciare scarponi, zaini, attrezzature per arrampicata e sci alpinismo.
Al suo interno si trovano al piano terra la zona giorno con bagno, spazio cottura, zona giorno dotta di camino e utilizzabile anche per accogliere ulteriori ospiti in caso di necessità. Al piano primo si trova la zona notte con 16 posti letto, armadi, scaffali. All’ingresso, in una sorta di grande intercapedine ricavata tra l’involucro esterno in pietra e quello interno in legno, si trova un ambiente a tutt’altezza dove lasciare scarponi, zaini, attrezzature per arrampicata e sci alpinismo.